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di Sara Bozzolan ![]() Era il lontano 1985, una sera di novembre con una nebbia "che si tagliava col coltello". Mi ricordo che ho supplicato mio padre di portarmi in paese per iscrivermi a ciclismo. È iniziata così, quasi per caso, la mia passione per la bici, perché lo faceva anche una mia compagna di classe e volevo provare anche io. Risultato: tanta fatica ma anche tanto divertimento. ![]() Poi la vita, ovviamente, mi ha portato a fare dell’altro, il lavoro, la famiglia... ma la passione è rimasta e piano piano sono passata ad altri tipi di bici, tanto che ogni volta che c'è la possibilità con tutta “la tribù” si parte e si va a fare un giretto. A questa passione nel corso degli anni si è aggiunta la fotografia. La coltivo con impegno e sentimento, tanto da ritagliarmi molti spazi delle mie giornate. ![]() Dall'unione di queste passioni, mi sono ritrovata il 2 giugno 2019 ad andare a vedere l'ultima tappa del giro d'Italia all'Arena di Verona. Ed ecco l’emozione, tanta, intensa, da voler trasmettere attraverso la fotografia. Come unire le mie passioni, come esprimere attraverso immagini, quelle emozioni che ti fanno battere forte il cuore, che ti fanno trattenere il fiato, che ti fanno sentire l'adrenalina salire dalla pancia fino alla punta dei capelli e ti fanno tremare le gambe. I miei post per queste emozioni, per delle fotografie speciali, che rimangono nel cuore, che ti ricordi tanto da descriverle nei minimi particolari, che ti riportano a quella nebbia del 1985.
4 Commenti
Così facendo però alimento un sistema che il buon Joan Fontcuberta definisce come POST-FOTOGRAFIA, un marasma immenso di immagini furiose che poco o nulla hanno da esprimere o far esprimere, e che alla fine ci fanno perdere in noi stessi. Noi, con il nostro ego, separati da quello che una fotografia dovrebbe essere. Una fotografia che dovrebbe essere pensata, prima ancora che scattata. Una fotografia che, per essere buona, deve anche sapersi allontanare dal senso estetico ed arrivare alle persone. Ci ritroviamo così, sommersi e bombardati ogni giorno da innumerevoli immagini, che passano, che disturbano, che si moltiplicano quasi avessero vita propria, che si ripropongono ciclicamente quasi fossero messaggi pubblicitari. Immagini che sono onnipresenti, che si presentano e ripresentano in posti (o post…) che nemmeno avevo deciso di frequentare, che sono sempre connesse e ti connettono a realtà che appaiono così insignificanti e mostruose perché banali. Immagini che, nonostante la mia coscienza cerca disperatamente di allontanare, tornano e ritornato ed alla fine saranno talmente frequenti da diventare “famigliari”; con il passare del tempo, lo so già, le sopporterò, le accetterò, mi diverranno nuovamente simpatiche... Quasi come quel vecchio zio brontolone che tutto l’anno ti rimprovera ma che a Natale ti riempie di regali! Immagini presenti come tubi, che sono dappertutto ma sanno anche mimetizzarsi, che fanno il loro sporco lavoro senza infamia né lode, che disturbano e ossessionano ma alla fine se non ci fossero mancherebbero! ![]() Collage di scatti effettuati durante l'uscita fotografica "Murano e Burano" organizzata nel 2019 da Corsi Foto Verona
Dello stesso autore: 24 ORE DI FOTOGRAFIE ![]() Corso di Fotografia di Enzo Paiola La parola fotografare tradotta dal greco significa letteralmente "disegnare con la luce". Nei miei corsi di fotografia tendo sempre a dividere due concetti fondamentali:
Il settore industriale, la moda, il giornalismo, per citarne solo alcuni, vivono e si alimentano di fotografia. La fotografia come arte per ottenere per mezzo della luce immagini di oggetti da essa illuminati. La fotografia come questione personale di gusto, allineata al pensiero comune, oppure foto "rivoluzionaria", strana, incomprensibile o ancora foto di denuncia, che racchiuda in sé altre verità: questo è quello che ognuno di noi vorrebbe ottenere da una fotografia. Luogo comune per chi fotografa "poco" è scegliere solo "alcune" immagini, sostenendo che esse sono migliori, addirittura, di quelle viste da altri autori-fotografi; chi fotografa "molto", invece è spesso, alla ricerca del "contenuto" di ciò che ha fotografato; "in mezzo" sta il fotografo "professionista" con le sue immagini "standard", indipendenti, non criticabili, in alcuni casi definite "perfette". Costruire immagini, per chi si accosta alla fotografia è il risultato di sbagli, contraddizioni, pensieri, tecnica, visioni protratte negli anni: quasi come .... il vivere. |
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Gennaio 2021
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